sabato 9 gennaio 2010

Lo Svedese

Aveva imparato la lezione peggiore che la vita possa insegnare: che non c'è un senso. E quando capita una cosa simile la felicità non è più spontanea. È artificiale e, anche allora, comprata al prezzo di un ostinato estraniamento da se stessi e dalla propria storia. L'uomo bello e buono col suo modo indulgente di affrontare il conflitto e la contraddizione, l'ex atleta sicuro di sé ragionevole e pieno di risorse in ogni lotta con un avversario leale, si trova a doversi misurare con un avversario che leale non è - il male inestirpabile delle relazioni umane - ed è spacciato. L'uomo la cui naturale nobiltà consiste nell'essere esattamente ciò che sembrava ha dovuto patire troppe sofferenze per poter ritrovare l'ingenua integrità. Mai più lo Svedese sarà contento alla vecchia maniera fiduciosa malgrado per amore della seconda moglie e dei loro tre ragazzi (per amore della loro ingenua integrità), continui crudelmente a fingere di esserlo. Stoicamente soffoca l'orrore. Impara a vivere dietro una maschera. Una prova di resistenza durata tutta la vita. Una prestazione eccezionale realizzata su un campo in rovina. Levov lo Svedese ha una doppia vita.


Philip Roth, Pastorale americana, Einaudi

8 commenti:

  1. come adepta non posso che inchinarmi calorosamente con ringraziamento sentito.
    Dice che a Occhiobello leggono cose belle!
    ;)

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  2. non sono da meno e mi inchino e ringrazio calorosamente anche io, e senza leggere una parola, perche mi fido del mio maestro a occhi chiusi

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  3. Stavo pensando di fondare una chiesa. Chi di voi due vuole sedere alla mia destra? ;)

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  4. io basta che sto seduta perchè so pigra e che possa parlare con il maestro quelle dodici ore al giorno XD
    per il resto può anche essere tutto del ruffianazzo! ahahaha

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  5. io io io alla destra del padre!
    poi con me non c'e' bisogno di parlare, tra allievo e maestro ci capiamo con gli sguardi e con la telepatia

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