giovedì 25 febbraio 2010

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martedì 16 febbraio 2010

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martedì 2 febbraio 2010

La dolce vita


Cinquant'anni fa, i primi di febbraio, usciva nei cinema italiani La dolce vita di Federico Fellini. Nella filmografia del regista seguiva, dopo un Oscar per La strada, due parziali insuccessi e precedette 8½. Insomma, un film che fu lo spartiacque della carriera di Fellini. Un film che segnò anche un punto fermo della storia del nostro paese. Se esistono date che dividono un prima da un dopo l'uscita de La dolce vita non si può non annoverare tra queste. Era appena iniziato il 1960, moriva un mondo che era ancora legato alla guerra e alla ricostruzione e iniziava quello che anni dopo sarebbe stato definito il boom economico, anche se in relatà lo si conobbe quando era già finito, fagocitato da quelli che ci avevano illuso di esserne i creatori.

La dolce vita è quindi un film di confine, in cui si vede il nuovo che avanza, spesso senza sapere dove sia la strada, e il vecchio che si controce ma non muore. La dolce vita preannuncia un mondo dove ognuno gioca per sè, non sapendo più a chi guardare.

Ma soprattutto La dolce vita è un film bellissimo sulla vita e sulla morte.
Seguendo la storia di Marcello che sembra essere solo sfiorato da quello che gli succede intorno, eppure ne è prigioniero. Marcello che non riesce a prendere una decisione e rimane sospeso tra due mondi, Marcello che si chiede se la vita ha un significato e non si dà una risposta, temendo forse che un significato non ci sia. Marcello, che alla fine non riesce più a ascoltare e ci saluta, vestito di bianco, da una spiaggia.

La dolce vita l'ho visto per la prima volta nel 1982, da solo, in un vecchio televisore in bianco e nero da 14 pollici, e mi ci è voluta una settimana per riprendermi.